“La contrapposizione tra Paesi, come l’Italia, dalla forte tradizione di produzione agroalimentare di qualità caratterizzata localmente e chi non ha questa tradizione rende complicata la tutela globale dei marchi”. Così titola Agenda digitale, la testata online più autorevole in termine di diritto industriale e proprietà intellettuale.
Nella realtà del mondo gastronomico delle specialità liguri, un evento spartiacque è stato il riconoscimento della focaccia di Recco come prodotto IGP, datato 2015. La vicenda ha portato con sé controversie e problematiche. Tutte le realtà del territorio hanno dovuto confrontarsi con le linee guida europee.
E oggi, diverso tempo dopo l’emanazione della normativa europea, a che punto siamo con la regolamentazione? E noi di Focaccia e Dintorni, focacciari doc dei carrugi di Genova, come ci siamo messi al passo con i tempi? Scopri di più sulla storia della Focaccia di Recco, le controversie sulla sua denominazione, e le multe salate ai ristoratori poco attenti!
Sono contenute negli atti normativi di riferimento numerose notizie interessanti. Dando un’occhiata al disciplinare di produzione “Focaccia di Recco col formaggio” del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 2015 e al Regolamento di esecuzione della Commissione europea 39/2015, si evince come le radici di questo prodotto affondino le radici nella storia della gastronomia italiana.
Storia della focaccia di Recco
Secondo gli storici della gastronomia, le origini della focaccia risalgono al tempo delle invasioni saracene (X secolo) quando la popolazione genovese, per scappare dall’invasore, si rifugiava nell’entroterra.
In quel difficile contesto formaggio, farina ed un poco di olio erano gli ingredienti disponibili in maggiore quantità e sui quali si basava la preparazione dei cibi consumati nell’alimentazione quotidiana. (A. Molinari Pradelli, “La cucina ligure”, 2003).
Nel XIX secolo sono numerosissimi i riferimenti all’alimento nella letteratura specializzata. A partire dai primi anni ’60, con il boom economico in Italia e l’incremento del flusso turistico nel territorio, aumenta progressivamente la richiesta e la notorietà della “Focaccia di Recco col formaggio”.
Vicenda legale contemporanea
Oggi, produrre e commercializzare la focaccia di Recco col formaggio Igp è consentito esclusivamente nel territorio dei quattro comuni indicati dal disciplinare del 2015: Recco, Avegno, Sori e Camogli. La normativa disciplina in modo dettagliato ogni singolo aspetto del processo produttivo e di vendita della focaccia, non risparmiando descrizioni delle caratteristiche organolettiche che il prodotto deve assumere in ogni fase, descrivendone minuziosamente odore e consistenza.
La decisione, che ha interessato migliaia di produttori, italiani e non, che sino a quel momento avevano prodotto e venduto focaccia di Recco o tipo Recco, ha suscitato diverse polemiche, le principali da produttori esteri, che erano impossibilitati ad adeguarsi alla disciplina.
In particolare, Portogallo, Regno Unito e la compagnia Fresh gourmet Catering LLC, con sede a Dubai negli Emirati arabi uniti, si sono opposti alla registrazione a norma dell’articolo 51, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1151/2012. La Commissione ha esaminato le dichiarazioni di opposizione motivate del Portogallo e del Regno Unito e le ha giudicate ricevibili ai sensi dell’articolo 10 del regolamento (UE) n. 1151/2012. La compagnia Fresh gourmet Catering LLC è stata giudicata priva di interesse legittimo e, di conseguenza, la sua opposizione è stata ritenuta irricevibile a norma dell’articolo 51, paragrafo 1, del suddetto regolamento.
Le dichiarazioni di opposizione, sollecitate da due clienti (il primo con sede in Portogallo, il secondo nel Regno Unito) di una società italiana ubicata nella zona geografica e che commercializza il proprio prodotto sotto forma di surgelato, riguardano principalmente la denominazione e il divieto di precottura, di surgelazione o di altre tecniche di conservazione.
La registrazione del marchio, ovviamente, muove da motivazioni economiche ma anche culturali, legati alla conservazione del processo produttivo tradizionale. Esso è talmente meticoloso che all’art. 8 del disciplinare leggiamo in che preciso modo il prodotto va presentato al pubblico:
“Le caratteristiche della dicitura sono le seguenti: “FOCACCIA DI RECCO” font utilizzata TECNO regular maiuscolo seguita da “col formaggio” font utilizzata TECNO regular minuscola.”
È quantomeno controverso se anche il font del cartellino presentativo del prodotto debba essere meticolosamente standard o meno per il prodotto in questione; il dibattito non accenna a concludersi…
Contenzioso
Il contenzioso che si è generato dalla normativa in questione ha avuto un discreto eco mediatico.
Nei primi tempi dopo l’emanazione della normativa alcuni ristoratori avevano adottato tecniche creative per evitare problemi, ad esempio chiamare la propria focaccia al formaggio “focaccia tipo Recco”. Le salate sanzioni (diverse migliaia di euro) non si sono fatte attendere e hanno definito le regole precise per la questione, nel rispetto delle ferree indicazioni del disciplinare.
Il regolamento, infatti, è molto stringente soprattutto per quanto riguarda le fasi di produzione. Esso prevede riferimenti espliciti a:
- preparazione dell’impasto;
- preparazione del primo strato di impasto;
- farcitura e preparazione del secondo strato di impasto;
- rifinitura e cottura.
Non seguire pedissequamente le indicazioni per questi passaggi equivale a incorrere in sanzione, come i ristoratori disattenti di tutta Italia hanno sperimentato.
Noi come ci siamo approcciati alla vicenda?
Ci siamo immediatamente adeguati alle regole, senza rinunciare alla produzione di uno dei nostri prodotti più amati in assoluto, la focaccia al formaggio.
Per questioni geografiche, ovviamente, non rientriamo nelle località dell’IGP ma continuiamo con forza a portare avanti il valore e la tradizione di questo prodotto.
Vieni a provare la nostra versione della focaccia al formaggio, nel rispetto della tradizione ma con uno sguardo alla modernità!